#123 Manifattura smart: come Arke sta cambiando le regole del gioco

Descrizione
In un panorama in cui i gestionali vengono ancora percepiti come complessi, lenti da implementare e poco aderenti ai bisogni reali delle aziende, c’è chi ha scelto di ripensarli dalle fondamenta, partendo da ciò che davvero conta: i processi, la semplicità e la capacità di supportare le decisioni. È da qui che nasce Arke, una piattaforma italiana che trasforma l’ERP manifatturiero in un sistema attivo, capace di suggerire azioni concrete e migliorare l’efficienza operativa.
A raccontarci questa storia è Michela Andreolli, CEO e founder di Arke, che dopo anni in multinazionali come Google, SAP e Amazon ha deciso di riportare il suo know-how in Italia per colmare il divario tra il potenziale della tecnologia e ciò che davvero arriva nelle fabbriche.
Il problema da cui tutto è partito è tanto diffuso quanto frustrante: i gestionali tradizionali frammentano i processi, costringendo le imprese a destreggiarsi tra moduli separati, fogli Excel e appunti cartacei. Strumenti che più che semplificare, rischiano di complicare, impedendo una visione unitaria e decisioni tempestive.
Arke interviene esattamente qui, con un approccio innovativo: quello degli “archetipi”, blocchettini indivisibili che consentono di configurare in tempi rapidi un gestionale su misura, modulare e adattabile. Non più tanti strumenti disconnessi, ma un’unica interfaccia che integra tutte le fasi: dal preventivo alla campionatura, dagli acquisti alla produzione, fino alla spedizione e alla fatturazione. Il valore aggiunto? Il sistema non si limita a registrare informazioni, ma suggerisce cosa acquistare, quando produrre, come pianificare. Un gestionale che diventa alleato operativo.
La chiave del successo, però, non è solo tecnologica. Ogni progetto Arke parte da una domanda semplice ma cruciale: “Qual è l’obiettivo dell’azienda nei prossimi 12 mesi?”. Da lì si costruiscono KPI chiari, si misurano i processi e si lavora insieme per raggiungerli. Non una licenza “a scaffale”, ma un percorso outcome-driven, in cui Arke diventa partner temporaneo dell’impresa, fino a renderla autonoma nel miglioramento continuo. Per questo l’intervento parte sempre da un dialogo concreto con l’azienda, identificando i processi critici e mappando i dati. In pochi istanti la piattaforma restituisce una visione chiara delle relazioni, dei colli di bottiglia e delle leve di miglioramento. È un primo passo che apre a progetti più ampi, ma sempre con un approccio misurabile e sostenibile.
Dal punto di vista tecnico, l’integrazione non è più un ostacolo: Arke collega fonti diverse, integra protocolli eterogenei e mette i dati a disposizione per analisi e decisioni immediate. In un mondo dove la tecnologia spesso spaventa per la sua complessità, questa piattaforma la rende accessibile, concreta, naturale.
Ma ciò che rende davvero unico Arke è l’equilibrio tra software, metodo e cultura del cambiamento. Le tre anime si alimentano a vicenda, permettendo alle imprese non solo di adottare una nuova tecnologia, ma di mantenerla viva nel tempo.
Arke rappresenta un ponte tra processi e decisioni, tra tecnologia e persone. Una dimostrazione concreta che la vera innovazione non si misura solo nella quantità di dati raccolti, ma nella capacità di trasformarli in azioni. Perché, come ricorda Michela Andreolli, “si diventa grandi a cominciare dalle cose piccole”: migliorando passo dopo passo, con urgenza e consapevolezza, è possibile restituire margini, crescita e competitività al cuore della manifattura italiana.
Per piú info: https://www.latechemadeinitaly.com
🏆 Miglior consiglio che ti hanno dato: “Si diventa grandi a cominciare dalle cose piccole.” È un consiglio che porto sempre con me perché mi ricorda che il vero cambiamento nasce dall’attenzione ai dettagli e dall’esecuzione quotidiana. Non servono per forza rivoluzioni immediate: serve la costanza di migliorare ogni giorno un tassello, e alla fine il quadro generale si trasforma.
📚 Libro che stai leggendo: “Atlas of the Heart” di Brené Brown. Un testo che ho trovato illuminante perché dà nome a tante emozioni che spesso non sappiamo descrivere. Imparare a riconoscerle e comunicarle non è solo un esercizio personale, ma diventa anche uno strumento di leadership: aiuta a creare connessioni più profonde nei team, a guidare con autenticità e a ridurre incomprensioni.
🚀 La caratteristica che dovrebbe avere un CEO: Il sense of urgency. Un CEO non può permettersi di rimandare: deve avere la capacità di capire quando è il momento di agire e di farlo senza esitazioni. Questo non significa improvvisare, ma saper prendere decisioni veloci e consapevoli. “Fallo, fallo tu, fallo adesso” è un mantra che mi guida spesso: meglio fare un passo subito, anche con il rischio di aggiustarlo strada facendo, piuttosto che restare fermi.
💡 La tua frase ispirazionale: “Work for it.” È la mia bussola: nessun risultato arriva per caso, ma solo con impegno costante. E se non ti danno un posto al tavolo, non accontentarti: portati una sedia pieghevole, e se serve costruisci tu il tavolo. È un invito a non aspettare che altri ti concedano spazio, ma a crearlo con determinazione e coraggio.
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- #123 Michela Andreolli | CEO ARKE
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